Risposte dell’Ambasciatore della Federazione Russa nella Repubblica Italiana Alexey Paramonov alle domande di “Agenzia Nova”

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Посол России в Италии Алексей Парамонов

Risposte dell’Ambasciatore della Federazione Russa nella Repubblica Italiana Alexey Paramonov alle domande di “Agenzia Nova”

❓ Il 21 novembre ricorre l’anniversario di Euromaidan che portò alla destituzione del presidente ucraino Viktor Yanukovich. Per la Federazione Russa questo momento è stato spesso indicato come il vero inizio del conflitto in corso adesso. Qual è la Sua opinione?

💬 De facto la guerra civile in Ucraina è iniziata il 21 novembre 2013. La fase calda è arrivata poco dopo, nel febbraio 2014, con la creazione della cosiddetta Euromaidan, quando ha avuto luogo un sanguinoso colpo di Stato, che ha portato a conseguenze tragiche per l’Ucraina stessa, oltre che per la stabilità regionale e internazionale. Il fatto che i disordini di massa a Kiev in quel periodo fossero mascherati con gli slogan della battaglia per i valori europei non fa che sottolineare il ruolo indegno dell’Occidente nel fomentare la situazione. Infatti, funzionari statunitensi e britannici hanno interferito senza ritegno negli affari interni dell’Ucraina. È un fatto acclarato. Gli Stati Uniti d’America, in particolare, hanno ammesso di aver speso 4 miliardi di dollari per sostenere le forze antigovernative in Ucraina. Francia, Germania e Polonia si sono offerte di mediare il dialogo tra il governo e l’opposizione, hanno convinto il presidente legalmente eletto all’epoca, Viktor Yanukovych, a non usare la forza contro i manifestanti, tutt’altro che pacifici, e si sono presentati come garanti degli accordi raggiunti, ma in realtà hanno applaudito, quando i radicali ucraini li hanno violati ostentatamente e hanno preso il potere con la forza.
Washington ha sempre considerato l’Ucraina come strumento per infliggere una sconfitta strategica alla Russia e, subito dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, ha iniziato a coltivarsi i collaborazionisti nazisti ucraini nascosti negli Stati Uniti. I tutori occidentali si erano posti da tempo l’obiettivo di lacerare il comune spazio storico, economico e spirituale che unisce la Russia e l’Ucraina e di dividere il popolo essenzialmente unito. Qualsiasi tentativo di presentare l’attuale crisi come un conflitto bilaterale tra Russia e Ucraina è ipocrita e falso. Si tratta piuttosto di una conseguenza delle politiche altezzose, arroganti e aggressive degli Stati Uniti e della NATO nei confronti della Russia e dei suoi vicini più prossimi.

❓ Ambasciatore, lei è giunto in Italia in periodo particolarmente complicato per le relazioni bilaterali con la Federazione Russa. I riflessi dell’operazione militare speciale in Ucraina, le sanzioni e le accuse di spionaggio: sono diversi i problemi emersi fra Roma e Mosca negli ultimi anni. Qual’è lo stato delle relazioni bilaterali e crede che ci siano dei margini per assistere a un miglioramento?

💬 Le relazioni russo-italiane stanno attraversando il peggior periodo della storia, se si esclude il triennio della Seconda guerra mondiale, quando l’Italia partecipò all’aggressione contro l’URSS al fianco della Germania nazista. Non vorrei essere preso per uno troppo categorico, in effetti, non lo sono mai stato, ma, ahimè, la distruzione dell’intero sistema di legami tra Russia e Italia è un fatto compiuto: dalla politica all’economia, dalla scienza alla cultura. Non sono sicuro che tale politica risponda all’interesse dell’Italia stessa e del suo pacifico e saggio popolo. Ma qualsiasi domanda su questo argomento dovrebbe essere rivolta a coloro che stanno nei palazzi romani del potere.
Per parte nostra, ci sforziamo di mantenere un approccio attento alle relazioni italo-russe, alle tradizioni di amicizia e di cooperazione in esse radicate, che coinvolgono i due popoli, spieghiamo pazientemente la nostra posizione, preserviamo il rispetto per i nostri interlocutori e non sbattiamo la porta, anche se non posso negare che a volte ci sono momenti in cui avremmo voglia “di tirar fuori il carattere”. La speranza nel buon senso degli italiani e complessivamente di tutti gli europei, come si dice, è l’ultima a morire. Siamo pronti a mantenere anche in futuro la “pazienza strategica”. Vediamo quali ulteriori passi distruttivi saranno in grado di compiere i “detentori del potere” italiani. Se si fermano, se si ravvedono, come sono sicuro accadrà, saremo pronti ad ascoltarli.

❓ Come risponderete ai recenti articoli apparsi a mezzo stampa in relazione ai conti dell’Ambasciata? Avete intenzione di avviare un’interlocuzione con le autorità competenti?

💬 Non è la prima volta che in Italia si cerchi di intimidire i comuni cittadini per la presunta attività finanziaria sospetta dell’Ambasciata russa a Roma. I giornalisti di un quotidiano sono arrivati addirittura a cercare di collegare tale attività dell’Ambasciata al recente “imbarazzo istituzionale”, provocato dalla conversazione telefonica tra i pranker russi e il Presidente del Consiglio italiano Giorgia Meloni.
Vorrei qui richiamare l’attenzione su due punti. In primo luogo, le informazioni sulle transazioni finanziarie dell’Ambasciata non sono pubbliche, e la loro divulgazione costituisce una grave violazione della Convenzione di Vienna e dei principi di protezione dei dati personali. Abbiamo già sollevato la questione con le autorità italiane affinché i responsabili siano individuati e puniti con la pena che meritano.
In secondo luogo, per comprendere il ruolo del contante nelle attività finanziarie dell’Ambasciata, è importante sapere che, con il pretesto delle sanzioni UE, le istituzioni finanziarie italiane stanno privando il personale dei nostri uffici di rappresentanza della possibilità di aprire conti bancari, nonché di far scorrere regolarmente i trasferimenti bancari con la Russia. Questo problema, tra l’altro, non riguarda solo il personale dell’Ambasciata, ma anche cittadini russi comuni, residenti in Italia, ai quali le banche possono, senza spiegazioni, chiudere i conti oppure tormentarli con controlli ingiustificati sulle loro attività finanziarie. In una simile situazione, non sorprende che l’Ambasciata, diplomatici e cittadini russi residenti in Italia siano costretti a fare molte operazioni in contanti. Possibile che il Copasir non abbia altro compito se non quello, da più di un anno a questa parte, di mantenere vivo il mito delle losche operazioni russe a Roma?

❓ Parlando di problemi, le sanzioni sono certamente uno dei più pressanti. Sa dirci quanto questi provvedimenti finanziari hanno danneggiato l’interscambio e gli investimenti fra Russia e Italia?

💬 Ci siamo già allontanati molto dalla realtà che esisteva nella cooperazione russo-italiana prima del 2022. L’interscambio commerciale bilaterale tra Russia e Italia prima del 2022 è sceso da 40-50 miliardi di dollari a 6-8 miliardi di dollari, cifra che molto probabilmente raggiungeremo alla fine del 2023, secondo i dati dell’Istituto Statale di Statistica italiano (ISTAT).
In Italia, e nella UE nel suo complesso, il dibattito sull’inefficacia delle sanzioni antirusse prosegue con slancio sempre maggiore. Assistiamo a tentativi di manipolare le statistiche per spegnere il crescente scetticismo e nascondere le reali conseguenze della “guerra delle sanzioni” contro la Russia. Conseguenze, come sappiamo, notoriamente deludenti.
Negli ultimi 15 anni, la quota della UE nell’economia globale è scesa dal 25,3% al 16,7%, mentre la quota degli Stati Uniti è cresciuta dal 23% al 25,4%. La crescita economica nella UE si è ormai “esaurita”. Le previsioni della BCE rivedono costantemente al ribasso i rispettivi indicatori. Recentemente, Mario Draghi ha ammesso che l’economia europea potrebbe cadere in recessione entro la fine del 2023, che il modello geopolitico ed economico su cui l’Europa si è basata fin dalla Seconda guerra mondiale (“la difesa proveniente dagli Stati Uniti, il grosso delle esportazioni in Cina e l’energia a basso costo dalla Russia”) è finito.
La Russia, al contrario, si è adattata alle sfide esterne e ha sviluppato l’”immunità alle sanzioni”. Già nell’estate del 2023, l’economia ha completamente compensato la recessione dell’anno scorso. Secondo le stime del FMI, nel 2023 il PIL dovrebbe crescere del 2,2%, se non addirittura del 3%. Si registra una ripresa nella maggior parte dei settori. La riorganizzazione della geografia delle relazioni economiche con l’estero è uno degli effetti principali delle sanzioni occidentali.

❓ L’operazione militare speciale sembra essersi impantanata in un confronto quasi di trincea nel sud est dell’Ucraina. Quali sono le prospettive delle ostilità. La leadership militare russa ha posto un termine entro cui realizzare gli obiettivi previsti dall’operazione?

💬 Gli Stati Uniti, l’Occidente nel suo complesso, devono rinunciare all’idea di indebolire la Russia, di relegarla ai margini dei processi mondiali. Questo non accadrà mai, per quanto i nostri attuali detrattori vorrebbero che accadesse. Recentemente, un passo coraggioso è stato fatto dal Presidente italiano Sergio Mattarella quando, durante la sua visita in Uzbekistan, a proposito degli eventi in Ucraina, ha affermato che “nessuno vuole umiliare la Russia e indebolirne il ruolo”. I media italiani hanno notato che è la prima volta che il Presidente italiano fa questo tipo di dichiarazione pubblica, che, a mio avviso, potrebbe dare un segnale di una giusta piega che sta assumendo il processo mentale in atto nelle alte sfere del governo italiano.
Nel mondo si consolida l’opinione che una soluzione sostenibile e giusta è possibile solo se il regime di Kiev interromperà le ostilità e gli attacchi terroristici, e i suoi sponsor occidentali smetteranno di rifornire di armi le forze armate ucraine. Occorre riaffermare le basi originarie della sovranità ucraina, il suo status di paese neutrale, non allineato e libero da armi nucleari, riconoscere le nuove realtà territoriali derivanti dall’esercizio da parte degli abitanti delle nuove regioni russe del diritto all’autodeterminazione sancito dalla Carta delle Nazioni Unite, garantire la smilitarizzazione e la denazificazione dell’Ucraina e i diritti dei suoi cittadini di lingua russa e delle minoranze nazionali. L’implementazione di questi elementi è pienamente coerente con la pace e la sicurezza internazionale, per le quali si batte la Russia.
Vorrei ripetere ancora una volta che l’Operazione Militare Speciale non è la guerra della Russia contro l’Ucraina. Si tratta di una risposta forzata, sofferta, tecnico-militare a quelle minacce, che Stati Uniti, Gran Bretagna, NATO e Unione Europea stavano progressivamente creando per più di un decennio come parte della loro politica coordinata di contenimento e di pressione sulla Russia, si sono posti l’obiettivo di minare il potenziale della Russia per il suo rapido sviluppo e la sua affermazione come paese forte, sovrano, indipendente, tecnologicamente sviluppato. Il Paese con una cultura secolare, che potrebbe diventare un centro di potere autonomo, un polo di attrazione e un modello per decine dei suoi vicini del continente eurasiatico e di quello europeo.

❓ Diversi Paesi di importante levatura internazionale, come per esempio la Cina, vengono considerati troppo schierati da una parte, nello specifico la vostra. D’altro canto, la Turchia e le Nazioni Unite sono state in grado di ottenere l’unico accordo fra Mosca e Kiev, sebbene oramai sia fallito, dall’inizio delle ostilità. Quali potrebbero essere gli attori in grado di favorire una mediazione?

💬 La Russia apprezza veramente gli sforzi dei Paesi della “maggioranza globale” per promuovere una soluzione politica e diplomatica alla crisi ucraina. Cina, Brasile e alcuni Stati africani hanno già dimostrato una profonda comprensione delle cause principali del conflitto ucraino, del suo significato geopolitico e della necessità di tenere in considerazione gli interessi della Russia. Le loro proposte contengono molte disposizioni razionali che Mosca sostiene. Tra queste il rispetto del diritto internazionale, il rifiuto della mentalità da “guerra fredda” e la condanna delle sanzioni unilaterali. Lo fanno con sincerità e nel proprio interesse, perché devono confrontarsi periodicamente con il caos dei processi globali causato dalle politiche occidentali e dalle conseguenze dei metodi “da cowboy” adottati dagli Stati Uniti nei confronti dei Paesi del Sud globale.
Il Vaticano ha sempre adottato un approccio molto responsabile per superare la crisi ucraina. E, come possiamo vedere, continua a farlo. Il suo impegno, culminato nella missione di mediazione del presidente della Conferenza episcopale italiana, il cardinale Matteo Zuppi, è stato molto apprezzato in diverse capitali mondiali, tra cui Mosca, Washington e Pechino, oltre che in una buona metà dei Paesi della “maggioranza globale” che, come sappiamo, ospitano centinaia di milioni di cattolici. Non vorrei parlarne, ma, tuttavia, non si può fare a meno di ricordare l’atteggiamento irrispettoso, negligente e privo di qualsiasi tocco diplomatico che il regime di Kiev ha mostrato nei confronti di questi delicati passi basati sui più profondi principi dell’etica cristiana. Com’è noto uno dei più stretti collaboratori del presidente ucraino, Mychajlo Podolyak, non ha pensato a nulla di meglio che definire lapidariamente Papa Francesco “filorusso” sostenendo che dunque non avrebbe il diritto di assumere il ruolo di mediatore per la risoluzione del conflitto in Ucraina.

❓ A prescindere da chi potrebbe favorire la mediazione, l’auspicio è che prima o poi Russia e Ucraina avviino dei seri negoziati per porre fine alle ostilità in corso. Quale sarebbe per la Russia la base di partenza in caso si aprisse un formato negoziale? Crede che ci siano dei margini, inoltre, per un ritorno della Russia nell’accordo sul grano del Mar Nero?

💬 Per la parte russa non è importante se i suoi obiettivi in Ucraina saranno raggiunti con la forza o in via negoziale. Ciò di cui la Russia ha bisogno è la garanzia che dal territorio ucraino nessuno possa mai minacciare la sua sicurezza. Tra l’altro, nelle ultime settimane, la leadership di Israele, alla quale, per inciso, andrebbero poste molte domande, ha insistito sul fatto che lo scopo principale dell’operazione militare contro Hamas è quello di eliminare la minaccia alla sua sicurezza proveniente dai territori palestinesi. Eliminare le minacce alla sua sicurezza e a quella delle regioni della Repubblica Popolare del Donbass, della Repubblica Popolare di Lugansk, delle regioni di Zaporozhye e Kherson, è l’obiettivo che si pone oggi la Russia.
Come base per i negoziati, prima di tutto, deve essere esclusa la cosiddetta “formula di pace” di Zelensky, portata avanti dal regime di Kiev e dai suoi tutori, che è essenzialmente un insieme dei suoi ultimatum e in realtà richiede la capitolazione della Russia: il ritiro delle truppe russe dal territorio di Donbass, Crimea, Zaporozhye e Kherson, risarcimenti, comparizione davanti ai tribunali internazionali. Imponendo le proprie idee, l’Ucraina e i suoi sostenitori cercano di svilire le proposte di pace di altri Paesi e di monopolizzare il diritto stesso di altri Paesi ad avanzarle.
Come è ormai noto, i colloqui di Istanbul del marzo 2022 sono stati interrotti dalla delegazione ucraina, quasi per volere diretto dei loro patroni occidentali. E ora che in Ucraina è entrata in vigore la legge che vieta di negoziare con la Russia, cosa pensano di fare? Ovviamente, per aprire una possibilità di trattare, la parte ucraina deve compiere alcuni passi.
Per quanto riguarda l'”accordo sul grano”, sì, è stato sospeso il 17 luglio 2023 per decisione della parte russa in quanto l’adempimento dei termini dell’accordo per la parte russa sono stati completamente bloccati dall’Occidente per tutto il periodo del suo funzionamento. Per rianimare l'”iniziativa del Mar Nero” è solo necessario adempiere a quanto concordato tra i partecipanti all'”accordo sul grano” sotto l’egida delle Nazioni Unite: revocare le sanzioni alle aziende russe impegnate nel settore dei prodotti agricoli e dei fertilizzanti. Per il momento, non c’è alcuna prospettiva di passi relativi da parte dei Paesi occidentali.
Tutto il resto che i politici occidentali dicono e i media occidentali diffondono è un inganno. Non allontaniamoci dalla realtà: la quota dell’Ucraina sul totale delle esportazioni di grano è piccola (5%), e ora sta oggettivamente riducendo ancora di più, tenendo conto, tra l’altro, del restringimento delle aree seminate a causa della contaminazione del suolo da radiazioni e sostanze chimiche dovuta all’impiego di munizioni all’uranio impoverito fornite dall’Occidente. Allo stesso tempo, la quota della Russia è del 20% e può aumentare grazie alla raccolta record del grano nel 2023. È ovvio che le forniture di grano dall’Ucraina non possono avere un impatto importante sulla situazione dei mercati agricoli mondiali.

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