Il Metropolita Hilarion del patriarcato di Mosca:«Non a Mosca, ma ci sarà un altro incontro tra il Papa e il Patriarca»

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Il Metropolita Hilarion e Papa Francesco (EPA)

Corriere della sera
7 ottobre 2021

Un viaggio di Francesco in Russia «non è al momento in agenda», però un incontro tra il Papa e il Patriarca Kirill di Mosca ci sarà. «Lei si ricorda che l’incontro all’Avana è stato annunciato solo una settimana prima. Ecco, quando avremo finito i preparativi del secondo incontro lo annunceremo anche in quel caso una settimana prima». Casa Santa Marta, il Metropolita Hilarion di Volokolamsk sorride appena. Presidente del Dipartimento relazioni esterne e quindi «ministro degli esteri» del Patriarcato di Mosca, ha incontrato il Papa all’incontro dei leder religiosi mondiali in vista del Cop26 di Glasgow sul clima e l’indomani ha presentato in Vaticano, insieme con il Segretario di Stato Pietro Parolin, l’edizione italiana (ed. Cantagalli, a cura di Giuseppina Cardillo Azzaro e Pierluca Azzaro) di un libro su Dostoevskij che raccoglie le riflessioni del filosofo e teologo russo Vladimir Solov’ëv. Il metropolita ne ha scritto la prefazione, la diplomazia procede anche attraverso la grande letteratura. «L’aspetto più importante di Dostoevskij, per noi cristiani, è che nelle sue opere cerca di avvicinare le persone a Gesù. Cristo ci ha lasciato non solo un insegnamento, una dottrina o un complesso di precetti, ma soprattutto la sua persona. L’essenziale del cristianesimo è la sua persona». Hilarion parla guardando fisso davanti a sé, come assorto.

Eminenza, sono passati più di cinque anni dall’incontro tra Francesco e Kirill a Cuba, il primo nella storia tra il Papa e il Patriarca di Mosca. Pochi giorni fa, rispondendo ai giornalisti sulla possibilità di un viaggio in Russia di Francesco, il cardinale Parolin ha detto: «Mi pare che attualmente non ci siano le condizioni per un viaggio». Perché è ancora così difficile?

«Bisogna separare con chiarezza due temi, l’incontro tra il Papa e il Patriarca e la visita di Francesco in Russia. Quanto alla visita, condivido l’opinione del cardinale Parolin, ora non ci sono le condizioni, e non credo di dover nominare le ragioni per cui al momento è impossibile, le due parti sanno abbastanza bene di che si tratta, per cui oggi il viaggio non è in agenda nelle nostre relazioni bilaterali. Però questo non significa che non si debbano sviluppare, queste relazioni, anzi: l’incontro dell’Avana le ha rilanciate ed è quello che stiamo facendo…».

E un altro incontro altrove?

«Lei si ricorda che l’incontro all’Avana è stato annunciato solo una settimana prima. Ecco, quando avremo finito i preparativi del secondo incontro lo annunceremo anche in quel caso una settimana prima».

Significa che ci sarà?

«Penso che tale incontro avrà luogo, però non lo annunceremo un mese o qualche mese prima. Del resto la cosa più importante non è solo l’incontro in sé, ma i suoi risultati. L’incontro precedente ha dato frutti buoni».

Di recente, incontrando i gesuiti in Slovacchia, Papa Francesco ha citato I fratelli Karamazov, il Grande inquisitore che rimprovera Gesù di aver dato agli uomini la libertà, per dire che la Chiesa non deve avere paura di andare avanti, oltre la «rigidità» e il «clericalismo». Lei stesso, nell’introduzione al libro, parla di Dostoevskij come «un apostolo e un profeta». C’è un aspetto particolare, nello scrittore, che può avvicinare cattolicesimo e ortodossia?

«Di recente ho visitato una delle università moscovite, c’erano alcune centinaia di insegnanti e studenti. Ho chiesto loro chi avesse letto Dostoevskij, e tutti hanno alzato le mani. Poi ha domandato chi avesse letto il Vangelo, ed erano più o meno un quarto. La maggioranza della popolazione mondiale conosce la Russia, la sua cultura e la chiesa ortodossa attraverso le sue opere. In epoca sovietica, quando era vietata la diffusione della letteratura religiosa, restava la sua testimonianza: attraverso personaggi cristici come il principe Myskin de L’idiota, lo starec Zosima e Alësa ne I fratelli Karamazov o Tichon ne I demoni, mostrava la persona di Gesù. Ed era stato profeta nel vedere la sostanza anticristiana e demonica di quella ideologia che prometteva la felicità senza Dio».

Intanto quali «frutti» ha portato il primo incontro tra Francesco e Kirill?

«Anzitutto che il Papa e il Patriarca abbiano confermato il desiderio di continuare a difendere i cristiani perseguitati, nel Medio Oriente e in altre regioni: sicuramente ciascuno ne parla, ma è molto importante che si siano soffermati su questo tema assieme. E poi per noi era molto importante che abbiano dichiarato insieme che l’uniatismo non è una via per l’unità. Noi lo percepiamo come un impedimento al dialogo. Non a caso i greco-cattolici ucraini erano sconcertati dal fatto che un tale incontro avesse avuto luogo e dalle parole pronunciate. Nella dichiarazione comune dell’Avana sono stati toccati tanti punti importanti. Ma da allora ci sono state nuove sfide che richiederanno nuovo incontri e dichiarazioni comuni».

Come la difesa del pianeta?

«Sì, credo che il tema dell’ecologia sia uno dei campi nei quali dobbiamo intensificare la nostra collaborazione. Ci troviamo tutti sulla stessa barca, abbiamo una casa comune. Se si sciolgono i ghiacci nel mondo e le terre iniziano ad essere inondate, allora l’acqua non chiederà a nessuno se è cattolico o ortodosso, musulmano o ebreo o ateo, affonderemo tutti».

Cosa potete fare, come leader religiosi?

«Probabilmente niente da noi stessi, però possiamo rivolgerci ai leader politici, ai capi degli Stati, chiedendo che le loro decisioni prendano in considerazione l’imminente catastrofe climatica».

Francesco ha convocato un Sinodo perché la Chiesa rifletta su se stessa, al fondo c’è la consapevolezza che i cristiani, almeno in Occidente, sono una minoranza. In Russia come va?

«Da un lato viviamo una situazione nella quale non ci sono impedimenti alla predicazione cristiana, questo vale anche per altri Paesi dell’ex Urss dove per settant’anni la Chiesa era vietata. Sento spesso parlare di crisi della vocazioni, diminuzione dei fedeli e chiese che chiudono in Occidente. Grazie a Dio da noi non succede. Negli ultimi trent’anni abbiamo fondato circa mille monasteri, ogni anno sorgono chiese nuove. Però non significa che possiamo rilassarci nella nostra attività missionaria. Nell’università che le dicevo c’era probabilmente il 90 per cento di battezzati ma solo uno su quattro aveva letto il Vangelo. Non sono pagani, si considerano cristiani ortodossi, però se non hanno letto il Vangelo significa che è un’ortodossia nominale più che reale. Credo che questo sia il compito principale, per tutti: far vedere Cristo alla gente».

https://www.corriere.it/esteri/vaticano-news/21_ottobre_07/non-mosca-ma-ci-sara-altro-incontro-il-papa-patriarca-06111dae-273a-11ec-8e22-571cfe84393b.shtml

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