Istanbul, Turchia 31 ottobre 2025
Cari amici,
Non è retorica, ma voglio ringraziare tutti coloro che sono stati per noi importanti nell’organizzazione di questo Forum. Prima di tutto l’Amministrazione del Presidente della Turchia, il Governo della Turchia, il Parlamento della Turchia e le organizzazioni imprenditoriali. Vorrei ringraziare inoltre i nostri moderatori, i nostri speaker e tutti coloro che, anche mettendo un piccolo granellino di sabbia hanno lavorato intensamente alla costruzione di un’iniziativa come questa. Un’iniziativa modesta ma diametralmente opposta a quello che è oggi il trend internazionale, che non bada alla separatezza, alla rimozione dei blocchi, blocchi prima di tutto mentali, di cultura, geoeconomici, geopolitici o ideologici.
In questi due giorni di lavoro del 18° Forum Economico Eurasiatico di Verona ho sentito un appello pressante: “Dialogo!”.
Nella situazione geopolitica turbolenta che traversa il mondo e l’Eurasia, un appello al dialogo è proprio quello che chiede la comunità imprenditoriale. Non amando l’imprevidibilità, la nostra comunità imprenditoriale avrebbe bisogno di un quadro stabile e chiaro per svolgere la propria attività, che deve essere tesa a creare ricchezza e prosperità per tutte le persone.
Nel corso dei panel, dedicati all’energia, alle finanze, ai trasporti e all’industria, mi sembra di avere colto che questo fosse l’auspicio comune, espresso dagli interventi di personalità di provenienza e sensibilità diverse.
La domanda per il dialogo emergeva in tutte le problematiche discusse. L’idea era e resta limpida. Molti problemi che bloccano lo sviluppo economico provengono dal fatto che le parti opposte non si parlano, si ignorano, se non si insultano. Le soluzioni e i veri successi nascono, invece, quando le parti discutono, si confrontano, anche aspramente, marcando le proprie diversità, i diversi interessi, cercando insieme soluzioni che vadano bene ad entrambi.
L’importanza della collaborazione e il dialogo tra le varie parti, anche opposte, è stato brillantemente illustrato dagli interventi di tutti i nostri ospiti turchi, in particolare dei ministri Ersoy e Bayraktar. Hanno dimostrato l’efficacia di questo approccio per l’economia e tutta la società della Turchia. Senza rinnegare la propria visione e i propri interessi, la migliore scelta rimane la ricerca comune di accordi, compromessi e soluzioni a problemi che possono, a prima vista, sembrare insormontabili.
Vorrei, tra l’altro citare due nostri illustri oratori di questa mattina che hanno rilanciato l’appello del Forum.
Romano Prodi ha detto: “La fine del dialogo è la fine del mondo”.
Necmeddin Bilal Erdogan ha detto: “Siamo diversi ma abbiamo degli interessi in comune”.
Quindi, bisogna ascoltare. Bisogna sentire.
Non solo ascoltare ma anche sentire.
In modo ragionevole, con la ragione e con l’empatia, per capire gli altri.
Ascoltare tutti e sentire tutti.
Solo ascoltare sarebbe già un grande passo avanti, perché, purtroppo, troppe orecchie rimangono quasi sempre chiuse. Ma ascoltare non basta. Serve anche sentire gli altri per trovare un accordo che fornirebbe un quadro prevedibile, per la pace nel mondo e per il progresso, anche economico.
Credo che la scelta di Istanbul come sede per il nostro 18° Forum Economico Eurasiatico di Verona sia stata giusta. Dal Palazzo Çırağanpossiamo non solo ammirare lo splendido panorama sul Bosforo, ma anche uno dei suoi ponti che uniscono l’Europa e l’Asia e letteralmente creano l’unità del grande spazio dell’Eurasia.
Siamo riusciti a far progredire un po’ questo tormentato cammino per il dialogo?
Non credo che possiamo permetterci di sopravalutare le nostre capacità modeste, o le capacità di un evento come questo, per far smuovere le cose, invertire le inerzie e produrre dei cambiamenti notevoli. Sarebbe troppo pretenzioso da parte nostra. Ma spero che abbia contribuito al percorso verso soluzioni durevoli alle sfide odierne. Per questo continuiamo il nostro cammino verso questa meta.
Anche se non smuoviamo la tettonica della geopolitica è importante la nostra personale responsabilità, la nostra formazione culturale, politica ed economica. La nostra testimonianza è molto più importante, più che il tentativo di cambiare le cose come un deux ex machina. Di deus ex machina io non ne ho mai visti nella mia vita, ne ho visti solo nelle commedie di Plauto.
Per questo vi do appuntamento all’anno prossimo.
Testardamente continueremo a dare insieme a voi il nostro apporto di sensibilità e contribuire con la nostra responsabilità, la nostra testimonianza.
Dove l’anno prossimo? Lancio una proposta: perché non ancora a Istanbul?
Grazie e a presto.























