Risposte di Alexey Paramonov, Ambasciatore della Federazione Russa in Italia, alle domande dell’Agenzia Nova

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Risposte di Alexey Paramonov, Ambasciatore della Federazione Russa in Italia, alle domande dell’Agenzia Nova (21 luglio 2025)

Punti chiave

Relazioni russo-italiane

  • Purtroppo, nulla cambia. Il governo Meloni continua a mostrare di non essere interessato al dialogo e alle relazioni con la Russia. Il ritorno di Trump alla Casa Bianca e la fine del “tabù” dei contatti con Mosca non hanno avuto effetti sulla posizione dell’establishment politico italiano, che invece resta allineato a Washington in tutto il resto. Una posizione miope e dannosa.
  • Al contrario, riceviamo moltissime richieste da parte di imprenditori, scienziati, intellettuali e società civile italiani per avviare nuovi contatti con i partner russi. Circa 270 aziende italiane sono attive in Russia, ci sono nuovi progetti in corso, anche in campo culturale, nonostante gli incessanti tentativi di “cancellare” il nostro Paese. Scienziati e ricercatori italiani mantengono canali di dialogo e cooperano dove possibile. Le prospettive delle relazioni dipenderanno dalla capacità delle autorità italiane di tornare al buon senso e al pragmatismo e ascoltare i propri cittadini e i propri elettori.
  • Guardate i dati dell’export italiano in Russia: stanno arrivando a zero. E questo proprio mentre il sistema commerciale globale rischia la frammentazione (anche per le tensioni tariffarie USA-UE), e Roma invita le sue imprese a cercare nuovi mercati oltre Washington. In queste condizioni, il potenziale del mercato russo sarebbe prezioso! Ma no: grazie a Bruxelles e Palazzo Chigi, gli imprenditori italiani non hanno più questa possibilità. Come diciamo in Russia: “chi semina, raccoglie”.

Ucraina

  • Ci aspettiamo che un giorno il governo italiano dica a Zelensky: “stop! basta!” e lo spinga a sedersi al tavolo dei negoziati. Solo allora si apriranno reali prospettive di pace e di un accordo che comprenda il ritiro completo delle truppe ucraine da Lugansk, Donetsk, Kherson e Zaporozhye, il riconoscimento del loro attuale status giuridico come regioni russe a pieno titolo, la demilitarizzazione dell’Ucraina, il suo status neutrale, fuori da blocchi militari e senza armi nucleari, l’adozione da parte del parlamento ucraino di una legge che vieti l’ideologia nazista in ogni sua forma, il ritiro di tutte le denunce legali, la completa cancellazione delle sanzioni occidentali contro la Russia. E, cosa importante, l’abolizione delle leggi discriminatorie contro la lingua russa e la fine dell’oppressione di tutte le minoranze etniche e religiose.

Conferenza internazionale di Roma sulla ricostruzione dell’Ucraina

  • A proposito, a differenza di quanto avvenuto in altre tre conferenze precedenti, quella di Roma ha incluso discussioni proprio sulle forniture militari. Roma si è così guadagnata un primato discutibile del quale non è proprio il caso di andare orgogliosi. Ambasciatori di molti Paesi del mondo, con i quali sono in contatto, non comprendono le intenzioni degli organizzatori. Parlare di ricostruzione in una fase di azioni belliche attive e senza definire parametri per il futuro dell’Ucraina – che difatto è uno Stato fallito – appare privo di senso.

Medio Oriente

  • Quel che accade oggi a Gaza è una vergogna per l’Occidente, frutto di decenni di politiche distruttive in Medio Oriente.
  • La Russia, al contrario dell’Occidente, non ha interessi egoistici. La nostra posizione si basa sulle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, che prevedono la creazione di due Stati sovrani: Israele e Palestina. Questa è l’unica via per una pace solida e duratura.

🔗 Il testo completo:

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